giovedì 24 maggio 2012

Ciao Giovanni, ciao Paolo...

Vent'anni fa, in un tremendo susseguirsi di avvenimenti, venivano uccisi Giovanni Falcone e dopo quasi due mesi Paolo Borsellino. Due servitori dello Stato, due magistrati che hanno dato la vita per far sì che la nostra fosse un po' più bella. Sappiamo oggi che molti dei risultati ottenuti in questi anni di lotta alla mafia si devono alle loro intuizioni, ai cambiamenti che nelle leggi italiane furono fatti purtroppo solo dopo la loro morte. Sappiamo che molto è stato fatto da allora, ma non ci deve sfuggire che nel frattempo la mafia, le mafie si sono riorganizzate, sono diventate sempre più imprese, e come tutte le imprese, fanno affari. I loro affari hanno due scopi diretti: riciclare i soldi provenienti dalle attività illecite comprando attività lecite, infiltrare loro affiliati nelle attività lecite soffocandole fino all'assorbimento nella loro rete. La mafia oggi è probabilmente più pericolosa di 20 anni fa, soprattutto per la capacità di contaminare tutta l'imprenditoria italiana; solo in alcune aree sussistono le attività "tradizionali" della mafia, come l'estorsione del pizzo. In quei luoghi è ancora possibile distinguere tra chi lotta contro la mafia e chi ne è parte. Ma a Milano, dove si muovono davvero gli interessi economici, sconcerta scoprire dietro ogni grande appalto il tentativo di infiltrazione della mafia. Per questo non deve mai cessare il nostro sostegno fatto anche di iniziative culturali, a quei magistrati, a partire dal procuratore Grasso (coordinatore nazionale dell'antimafia, un ruolo strenuamente voluto da Falcone), che oggi portano avanti questa lotta. Giorgio

Nessun commento:

Posta un commento